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lunedì 27 luglio 2015

Brassens: il De André di Paris

George Brassens



L'anarchico di Sète

                di Matteo Tassinari
Fabrizio De André era uno che ci teneva alle sue idee, e non voleva sporcarle con la realtà, per questo non volle mai incontrare George Bressans per paura di rimanere deluso. Nella fantasia del poeta genovese,  Georges Brassens (1921-1981) era il maestro, al punto che arrivò a dire: “Non so se fossi quello che sono se non avessi conosciuto, tramite i suoi dischi, Brassesns”. Un amore viscerale, al di là del consueto, un amore poetico. Brassens, in Italia, dov'è stimatissimo da pochi intellettuali, pittori e poeti e invece scarsamente noto al grande pubblico, il pubblico del sabato sera non lo conosceva, un pò com'è vero che per conoscere una donna occorre una vita intera. E spesso non basta.
In Francia, al contrario, ha sempre goduto di straordinaria popolarità e non si contano le scuole, le strade, le piazze, i parchi e le istituzioni culturali che gli sono dedicati. Una celebrazione della memoria che non è avvenuta per nessun altro dei pur grandi esponenti della canzone francese. A quasi trent'anni dalla sua scomparsa il suo ricordo è oggi più vivo che mai. La maggior parte dei francesi, che lo chiama affettuosamente Tonton Georges o le Bon Maiìtre, il Buon Maestro, conosce le sue canzoni e quasi tutti i critici hanno riconosciuto il valore indiscusso di un artista capace di rendere popolare e fruibile, mettendola in musica, una vasta parte della poesia francese.
Melodie semplici,
profonda poeticità
Così le canzoni di Brassens, interpretate da artisti di tutto il mondo, continuano a essere trasmesse dalle radio e la gente le ama, perché ascoltandole continua a divertirsi, a commuoversi e a pensare, mentre i testi vengono studiati e commentati nelle scuole. Melodie semplici, profonda poeticità dei testi, un vasto repertorio di invenzioni linguistiche uniche e di immagini geniali, la capacità di dipingere con vivacità ironica, corrosivo anticonformista e insieme tenerezza un affresco della condizione umana. Del resto, il cuore a vent'anni si posa, dove l'occhio si posa.
Il poeta francese Paul Valéry
Il movimento simbolista 
Ecco le "chiavi" di uno degli artisti più amati del patrimonio culturale non solo francese. La semplicità di Brassens è però frutto di un estenuante lavoro delle canzoni, perfezionate allo stremo, si ritrovano fino a cinquanta versioni provvisorie e le parole sono il risultato di mesi di lavoro, correzioni, revisioni continue. In vita, Brassens fu un personaggio molto discreto. Nacque a Sète, la città del poeta Paul Valéry, nell'ottobre del 1921. Dal padre ricevette i valori di un uomo semplice, l'odio verso ogni forma di ipocrisia e un bagaglio costituito di gran parte delle idee laiche dell'epoca. Cominciò gli studi di diritto, pubblicando, nello stesso anno, i suoi primi versi nella Revue maritime de Marseille. Queste sue prime opere sono ascrivibili al movimento simbolista. E' considerato a livello internazionale come uno dei più grandi maestri in assoluto della canzone d'autore dei più grandi maestri in assoluto della canzone d'autore.

Senza
pudore 

Per riconoscere che non siamo intelligenti, bisognerebbe esserlo, amava ripetere durante i suoi spettacoli. Il suo punto cardine fu sua madre di origini napoletane, convinta credente, ereditò la sensibilità agli archetipi religiosi che si manifesterà spesso nella sua opera e anche qualche scrupolo. In varie canzoni del primo periodo proprio l'evocazione della madre farà calare un velo pudico sulle espressioni più crude e scurrili, come in Le Gorille: "senza pudore, queste comari contemplavano l'animale in un posto ben preciso. A Sète frequentò il collegio abbandonandolo quando aveva 15 anni, conservando il ricordo di Alphonse Bònnafe, suo professore e poi suo primo biografo, che gli trasmise l'amore per la poesia e seppe iniziarlo con passione ai versi di Verlaine, Baudelaire, Valéry e Mallarmé.
Giorgio Conte, fratello di Paolo, ottimo compositore
Da subito, grazie alle vaste letture giovanili, Brassens s'impadronì così di un vasto vocabolo poetico, che tuttavia non gli impedì di restare legato al linguaggio d'uso comune ancorato alla tradizione a volte irriverente dell'arte popolare. Nel 1939, diciottenne, lascia il suo paese natale per trasferirsi a Parigi, come ricorda nella canzone Tes ricochets. Nella capitale vive presso una parente e passa le sue giornate nelle biblioteche leggendo i massimi poeti. A partire dal 1946 cominciò la sua collaborazione al Libertaire, rivista anarchica; simpatizzante di questi ideali, per tutta la vita Brassens esprimerà, con l'irriverenza delle sue canzoni, la sua volontà di lottare contro l'ipocrisia della società e le convenzioni sociali.
Ma il tempo
è quello della guerra
e dell'occupazione. Così nel 1943 il giovane Brassens è costretto ad andare in Germania chiamatovi al servizio di lavoro obbligatorio (S.T.O., Service Travail Obligatoire). Al ritorno, si stabilisce in un pensionato presso Jeanne e Marcel, una copia tanto generosa quanto povera l'atmosfera della cui casa compare spesso nelle canzoni. Il successo arriva intorno al 1952, passati i trent'anni, ed è un successo immediato nonostante la radio censuri buona parte delle canzoni considerate sovversive o scandalose. In quell'anno Brassens incontra il grande chansonier Jacques Grello, che lo incoraggia a continuare a scrivere e a cantare e prova a organizzare per lui i primi spettacoli, per farlo conoscere al grande pubblico. Poi lo presenta a Patachou, già protagonista della vita parigina, che affascinata dalle sue canzoni decide di interpretarle nel suo famoso cabaret-ristorante di Montmartre.
    Per Brassens,
    il successo,
arriva come autore. Canzoni come Le gorille o La mauvaise rérutation non sono però scritte per essere interpretate, da una voce femminile e così è Patachou stessa a convincere Brassens ad interpretarle, esibendosi in pubblico. Con una posa da contenere tutto il palcoscenico. In questo Brassens.
Immenso
prestigio
Brassens passa il resto della sua vita a studiare, leggere e comporre, apparendo in pubblico solo in occasione di concerti. Nel 1967 gli viene attribuito il Premio di poesia della prestigiosa Académie Française. Muore a 61 anni per un male incurabile. Le canzoni di Brassens sono state interpretate da un gran numero di artisti, da Graeme Allwright in inglese a Paco Ibanez in spagnolo e naturalmente a Fabrizio De André. Nella lunga lista di artisti francesi che hanno cantato, o continuano a cantare Brassens spiccano Maxime Le Forestier, Renaud, Barbara. Del resto, a Brassens gli estimatori anche di immenso prestigio non sono mai mancati. Gabriel Garcia Marquez lo reputava il maggior poeta francese contemporaneo. E aveva ragione.