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venerdì 22 maggio 2015

Via dell'umiltà

Via della Povertà

      di Matteo Tassinari
Via della povertà, è la traduzione di Desolation Row (alla lettera, "vicolo della desolazione"), canzone di Bob Dylan pubblicata nel 1965 nel mitico album Hygway 61 Revisted. Si tratta di uno degli album tenuti in più alta considerazione dallo stesso Dylan, al punto che ebbe a definirlo "troppo riuscito", con molte delle cose che gli sarebbe piaciuto togliere, talmente era gonfio di diamanti. Nell'ambito di quel disco troppo fortunato per merito suo, Desolation Row è una delle canzoni reputate, sul piano della poesia, tra le più belle di Dylan, a detta di tutti critici mondiali.
Alessandro Carrera, traduttore di tutte, o quasi, le canzoni di Dylan in Italia, dice: “In Gran Bretagna e negli Stati Uniti è appena uscita una nuova edizione dell'Oxford Book of American Poetry, una delle antologie più prestigiose di poesia americana” riferendosi a Desolation row. Qualcosa da obiettare anche se io avrei scelto Hurricane?
La canzone
è       ricchissima
di citazioni, come è uno dei più alti esempi di lirismo poetico applicato ad una canzone pop o rock che dir si voglia, a partire dal titolo che probabilmente deriva dai romanzi della Desolation Angels di Jack Kerouac e Cannery Row di John Steinbeck. Il testo surreale, sul tipo di Al ballo mascherato, dove tante celebrità sono descritte in un contesto "insolito". Tutta fantasia versata a terra,  e adesso ridi e ti versi un cucchiaio di mimosa nell'imbuto di un polsino slacciato.
Se considerare Desolation Row
il compendio del declino e dell'esaurimento della civiltà occidentale o invece un luogo in cui tutti i miti vengono distrutti per dare spazio alla realtà della vita, spettrale e desolata, gioiosa e brillante viene vista nella sua intera verità. La si trattava, appunto, di un ballo mentre qui tutti si trovano nel "vicolo della Desolazione", che con la maestria di cui è capace solo Dylan, dipinge un affresco che altro non è che uno spaccato umano di personaggi che offrono uno vissuto con occhi visionari.
Poetica e tecnica
Negli oltre dieci minuti di Desolation Row, Dylan porta all'estremo la propria tecnica poetica di estrapolazione dal contesto le figure di personaggi storici e letterari, da Einstein a Elliot, trasformandoli in immagini emblematiche della commedia umana. Da Romeo a Cenerentola, da Caino ad Abele, dal Gobbo di Nothre Dame, da Einstein a Casanova, i protagonisti di Desolation Row sembrano sospesi tra solitudine e attesa come in un dipinto di Edward Hopper, in lotta per portare a compimento il proprio destino contro un mondo che sembra rinnegare il loro vero volto, quello della salvezza di via della povertà. 
Più profeta che     poeta
Faber stesso osservò in un'intervista che questa canzone è a tutti gli effetti e fino in fondo una canzone da menestrello, come lo spettacolo che aveva visto al carnevale quando era bambino. In  61 Revisted, Desolation Row è l'ultima canzone del disco e anche l'unica che non registra l'uso di chitarre elettriche, mentre in Canzoni è quella che apre l'album. Nel 1973, quando De André, influenzato dal giovane De Gregori, con cui aveva cominciato da poco a collaborare, scelse questa canzone, Bob Dylan era già molto famoso in tutto il mondo. Il suo successo più noto in Italia, la celeberrima Blowin in The Wind, uscito nel 1963. Nel 1984 Fabrizio ebbe a dire, a proposito del "menestrello d'oltreoceano": "Dylan l'ho tradotto, ed è un ottimo poeta. Mi piace come mi piacciono Ginsberg e Corso, ma con qualcosa in più, mentre gli altri due si rifanno alla tradizione hippy, Bob Dylan si rifà alla Bibbia, è più profeta che poeta, quindi mi affascina di più".
Sembra intravvedere il recupero della salvezza
una volta bambina, mediante l’emblematico e l’allegorico che offre candidamente l’album, come con la mitica Like a Rolling Stone, un itinerario, un’escursione individuale. E’ l’arteria dell’individuo tramite i propri epici eroi e le proprie desolazione, capendo l’estrema relatività del tutto e il conciliarsi alla complessità dell’autentico con arnesi e utensili freschi e inediti. L’epifania di tutti nella Via della povertà sarà solo un batter ciglio, con il percorso sempre specifico e privato, ma relativo, sempre personale. L'adattamento/traduzione è notevole, come sempre una traduzione che coniuga un'alta corrispondenza con il testo originale e un uso mirabile delle risorse linguistiche. Il testo è molto complesso proprio perché surreale ed ermetico e non è il caso di cercare di capirlo verso per verso: meglio farsi suggestionare dalle immagini che ne scaturiscono.









Qui   intendiamo seguirlo lungo 
il procedere delle strofe, con un'attenzione particolare alle differenze tra originale e adattamento e l'indicazione di possibili chiavi di lettura. “Le cartoline dell'impiccagione sono in vendita a cento lire l'una”, le storie e i personaggi dylaniani della prima strofa ci sono tutti, anche se Dylan inizia con le "cartoline dell'impiccagione" che De André mette invece al quinto verso.
Le     cartoline
dell'impiccagione 


si riferiscono alla pratica, tutt'altro che rara all'epoca, della segregazione razziale, al farsi fotografare in posa accanto ai corpi di afroamericani linciati e impiccati e vendere poi le foto come souvenir. Sappiamo che un episodio del genere accadde anche nella città, di Bob Dylan, Duluth, nel 1920, quando suo padre aveva otto anni, ed è possibile che Dylan abbia avuto modo di vedere quelle cartoline che narrano la pietà all'orrore.



Anche il    verso
(non tradotto da De André) che recita "il circo è arrivato in città" potrebbe riferirsi allo stesso episodio. Un altro verso non tradotto è il secondo nella canzone originale: pitturano i passaporti di marrone. Il riferimento potrebbe essere a un'associazione tra le persecuzioni razziali contro i neri e la diaspora degli ebrei sopravvissuti allo sterminio nazista e rimasti senza patria, quindi con un passaporto da apolidi, chiamato in gergo "'brown passport". Cenerentola sembra così facile, ogni volta che sorride ti cattura, mentre l'alba sta uccidendo la luna e le stelle si son quasi nascoste. L'inizio della terza strofa è un bell'esempio di traduzione poetica: Dylan dice alla lettera "ora la luna si è quasi nascosta", De André incentra l'immagine dell'alba che sta "uccidendo" la luna. I personaggi ci sono quasi tutti: Caino, Abele, il Buon Samaritano. Manca, stranamente, il gobbo di Notre Dame. 

Il fantasma dell'Opera si è vestito da prete
La quarta strofa è un po' rimaneggiata. Bob Dylan la dedica tutta all'asessuata Ofelia con un accenno al grande arcobaleno di Noè. Nella versione di Fabrizio invece vengono prima i quattro versi "in più" relativi ai Re Magi, a Gesù Bambino, a Hyde e Jekyll e quella figura di Ofelia, restano solo versi.
Arriva anche Einstein travestito da ubriacone che ha nascosto i suoi appunti in un baule creando scompiglio nell’umanità. La strofa dedicata a Einstein, a parte la mancata menzione di Robin Hood, è piuttosto vicina all'originale mentre la sesta strofa della canzone di Bob Dylan (dedicata al Dottor Lercio) non è stata tradotta. La strofa che parla del Fantasma dell'Opera è ripresa con lo stesso significato. Anzi, qui De André elimina l'oscurità che era presente nella prima versione di Dylan, dove non era chiaro chi aveva l'aspetto di un prete. Con tonalità sbigottita, canta come a dire: "Che centra un prete con il Fantasma dell'opera?". 
 No Virection Home
Fabrizio dice subito che si tratta proprio del Fantasma dell'Opera, come si ascolta da Dylan stesso nella Alternate Take apparsa sulla colonna sonora di No Virection Home, un film di Martin Scorsese del 2005. Riferendosi alla tragedia del Titanic, cita una elabora una strofa micidiale “E bravo Nettuno mattacchione, il Titanic sta affondando nell'aurora, nelle scialuppe i posti letto sono tutti occupati e il capitano grida, ce ne stanno ancora", Anche le ultime tre strofe non riservano grandi sorprese, nel senso che sono traduzioni nello stile di De André e seguono piuttosto fedelmente l'originale, lasciando le tracce identiche alla versione della sorgente, come si dice in gergo, mettendo in rilievo solo le sfumature, laddove si poteva in qualche modo o misura chiosare il quid del poeta. Fabrizio De André percorse questo spartito musicale.
La morte del progresso
"Nettuno,
mattacchione"
La settima e l'ottava strofa sono in ordine invertito, Nella settima strofa il "Nettuno di Nerone" diventa un "Nettuno mattacchione" (De André). A proposito della menzione di Ezra Pound e Thomas Eliot, nota Bob Dylan: "Quello che so di Ezra Pound è che aveva simpatizzato per i nazisti durante la seconda guerra mondiale e che aveva fatto trasmissioni antiamericane alla radio italiana, quel che basta per mandarlo affanculo. Non l'avevo mai letto, mentre mi piaceva quel tanto che appena basta, Thomas Elliot, lui sì che si poteva leggere", era l’idea di Faber pur mantenendo le distanze da entrambi e così permettersi il gusto di sbeffeggiare entrambi corrotti dal loro sapere.
Ofelia è dietro la finestra,
mai nessuno le ha detto che è bella,
a soli ventidue anni,
è già una vecchia zitella.
L'apice della
suggestione

Una ridda di sonetti surreali, che pone in evidenzia, un po' come nel Ballo mascherato, personaggi della saga e della fantasia letteraria, con sarcasmo e gusto dell’assurdità, nonsenso, antinomia e assurdità. Un testo che ricopre ogni angolo paradossale prevedibile in ogni contraddizione e controsenso, mantenendo un alto tasso e dose d’ironia. L'ottava strofa, dedicata alle forze dell'ordine, vede l'inserimento di Adolf Hitler con la macabra minaccia di far passare tutti i prigionieri dal camino.


L'ultima strofa contiene
invece alcune sottili variazioni. Anzitutto sulla "gente di cui mi parli", Bob Dylan dice di conoscerli e di averli dovuti riordinare mentre De André, con il suo "è gente come tutti noi / non mi sembra che siano mostri / ma non sembra che siano eroi" dà una chiave di lettura, che suggerisce l'atteggiamento, che gli è caro, del non giudicare, ma offrire agli altri finestre affinché siano gli altri a giudicare.
La libertà fantasma
o nascosta di De André, sta proprio tutta qui. Anche la chiusa è diversa. Entrambi raccomandano di non mandare più notizie, che non ci sono più. di non telefonarmi più pur ringraziando dell'amore dimostrato. Ma mentre Dylan dice "a meno che non me la mandi da Vicolo della desolazione", De André afferma l'opposto: "nessuno ti risponderà / se insisti a spedirmi le tue lettere / da Via della povertà". Nel primo caso si accetta la comunicazione solo se arriva da Desolation Row, nel secondo caso la si rifiuta se arriva da Via della povertà. Nei concerti live, nelle varie versioni con il testo cambiato, De André tornerà al significato originario di Bob Dylan. Per esempio: "nessuno te le leggerà / se non provi a raccogliere notizie / da Via della povertà".
Foto ispirata al personaggio di Penelope, per De André l'ideale di donna del mondo omerico, un vero e proprio modello di comportamento, sintesi, bellezza, regalità, pudore, fedeltà e astuzia. Per 20anni, sostenuta dalla sua incrollabile speranza, continua ad attendere il ritorno dell'uomo che ama. Forse domani, o forse il giorno dopo, o anche quello prima. Il tempo mescola le cose. Ancora lui tornerà

Il        passaggio
 dal vecchio al nuovo
Via della povertà fu cantata nella sua veste originale nei primi concerti del tour del 1975, ma non appena prese un po' più di confidenza con il suo pubblico Fabrizio De André, dopo anni di insicurezza e terrore vero e proprio del suo pubblico stesso, cominciò a proporla in una versione decisamente più intrigante, più politica, più coraggiosa se vogliamo dir così, intitolandola Via della dittatura con moltissimi riferimenti a fatti e personaggi della vita politica italiana, e continuando a cambiarla e aggiornarla con il passare del tempo. Così da Almirante si passa a Signorile, da Covelli a Francisco Franco. E’ difficile sapere quante variazioni Fabrizio fece di questa canzone che in un suo manoscritto è intitolata Via della dittatura.


Via del Campo era, ai tempi in cui fu scritta, una tra le vie più povere e degradate di Genova, città natale di De André. Qui vivevano i ceti sociali più bassi. De André descrive la prostituta con parole nobili. La donna, visti i riferimenti naturalistici di De André, che nei suoi brani ha sempre scandito le stagioni della vita, sembra essere così nel fiore degli anni. 
Via del campo c'è una graziosa
gli occhi grandi color di foglia
tutta notte sta sulla soglia
vende tutti la stessa rosa  
Per rimanere in tema
Al concerto per la Festa dell'Unità di Rimini del 15 settembre 1975, per esempio, Fabrizio la presentò così: "Di questa canzone ce ne sono due versioni, una è la traduzione quasi letterale del Desolation Row di Bob Dylan. L'altra invece l'abbiamo portata in giro durante il periodo pre elettorale, quindi apportando al testo numerose diversità dall'originale. Si racconta anche di personaggi che, se non strettamente legati alla politica da un punto di vista professionale, l'hanno in ogni caso condizionata negli ultimi vent'anni, portaborse, fiduciari, alter ego, factotum, uomini d'alta finanza. Ce ne sono di molto antipatici. Ce ne sono anche di simpatici, pochi davvero splendidi, come un gioiello sopra un mucchio di letame, tanto per restare in tema".